Vaccini anti Covid: qual è il livello di protezione contro le varianti del viruso dopo sei mesi.
I vaccini anti Covid riescono a proteggerci dalle varianti? Questa è stata la principale domanda che ci siamo posti negli ultimi mesi, soprattutto dopo l’esplosione della variante Omicron, che nel periodo di Natale ha messo in ginocchio l’Italia e l’Europa intera. La risposta è stata in molti casi affermativa, e adesso, a distanza di qualche settimana, arriva una nuova conferma da un importante studio italo-americano: le varianti del Coronavirus non riescono a ‘bucare’ la protezione offerta dai vaccini anche dopo sei mesi dall’inoculazione del siero. Ecco i dati rassicuranti proposti dalla ricerca dell’Università della California.
Vaccini Covid: il livello di protezione contro le varianti
Il livello di protezione contro le varianti non cala in maniera sensibile, anche dopo sei mesi. Lo ha riportato uno studio pubblicato sulla rivista Cell da un team di ricercatori de La Jolla Institute for Immunology dell’Università della California a San Diego, in collaborazione con Gilberto Filaci, direttore dell’Unità di Bioterapie dell’Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
Secondo quanto è emerso, anche dopo sei mesi la protezione dei vaccini contro le varianti rimane in media di circa l’87-90%, con un leggero calo nei valori medi solo nei confronti della variante Omicron (84-85%). I vaccini non solo infatti producono anticorpi, ma stimolano anche la formazione di cellule T, in grado di combattere il virus anche quando si presenta con delle mutazioni.
Come i vaccini proteggono dalle varianti
Sono proprio le cellule T, con la loro risposta, a renderci potenzialmente protetti da tutte le dieci varianti fin qui emerse, compresa quella Omicron. La reazione delle cellule T resta molto alta, superiore all’84% nei confronti delle varianti, a prescindere dal tipo di vaccino. Sono stati presi in esame, infatti, sia Pfizer che Moderna, Johnson&Johnson e Novavax.
“L’immunità indotta dalle cellule T è duratura e significativa contro tutte le varianti note e non viene ‘bucata’ neppure da Omicron“, ha spiegato Filaci, aggiungendo: “Quando una persona vaccinata viene a contatto con il virus, anche a mesi di distanza dalla vaccinazione, i linfociti T stimolano i linfociti B a produrre anticorpi specifici: in questo modo si crea un ‘doppio scudo’ al virus pressoché immediato, e l’infezione viene prontamente combattuta e debellata in tempi molto più rapidi“.
Una buona notizia, che non rende comunque inutile la dose booster. Il ricercatore spiega infatti come sia importante fare un richiamo per minimizzare il lieve calo della risposta delle cellule T dopo i sei mesi dalla vaccinazione. Infine, ha concluso regalando speranze importanti: c’è una buona possibilità che il vaccino possa fermare in futuro anche le nuove varianti.